50 Giochi che hanno cambiato il gioco: Subbuteo

Subbuteo, di Peter Adolph
(1947)

Indubbiamente il calcio è una delle più grandi passioni sportive in Europa. Non stupisce, dunque, che da sempre siano stati fatti tentativi di riproporre in forma videoludica o da tavolo questo apprezzatissimo sport. Fra le molte versioni “in scatola” del gioco più seguito del vecchio continente, però, una sola è riuscita – soprattutto negli anni ’70 e ’80 – ad ottenere un’ampia diffusione e una notevole popolarità: il Subbuteo.

Come già avvenuto per altri giochi precedentemente trattati, anche per parlare di Subbuteo non dobbiamo partire dall’anno di uscita del gioco definitivo, ma da qualche anno prima. In realtà pare che già all’inizio del secolo i marinai inglesi giocassero a un gioco che ricordava il calcio con tappi e palline di carta, ma si tratta di riproduzioni molto approssimative, prive di gran parte delle regole del gioco come lo conosciamo. È solo nel 1929 che il signor William Keeling brevettò, nel Regno Unito, una propria versione del calcio “da tavolo” col nome di Newfooty. Le pedine dei calciatori erano realizzate montando delle sagome di cartone su dei piccoli piedistalli in piombo, leggermente ricurvi. La partita si giocava su una coperta verde, con le linee tracciate col gesso. Proprio come nel Subbuteo, i giocatori venivano manovrati con dei colpi di dito e il portiere era azionato tramite un’asticella.

Keeling fondò una ditta individuale, la Newfooty Co., per vendere il suo gioco. Si trattava di una piccolissima azienda che mandava in stampa il gioco a tirature molto limitate e che principalmente vendeva per corrispondenza; Newfooty ebbe un certo successo, ma la mancanza di un editore di rilievo alle spalle ne frenò di molto la diffusione, che apparentemente rallentò molto durante il secondo conflitto mondiale anche se pare che siano circolate alcune scatole realizzate con materiali più poveri, marcate con una “war time label”, ossia un’etichetta indicante il fatto che le copie erano prodotte in tempo di guerra.

Nell’immediato dopoguerra, pensando che la Newfooty Co. avesse cessato la produzione, Peter Adolph iniziò a lavorare alla sua versione del calcio da tavolo, inizialmente chiamata The Hobby. Il nome in inglese significa “passatempo”, ma eurasian hobby è anche il nome comune di una specie di falco (che in Italia viene chiamata falco lodaiolo); a Adolph, che nella vita faceva l’ornitologo, piaceva molto l’idea di chiamare la sua creazione usando quel gioco di parole. Purtroppo l’ufficio brevetti non era d’accordo: essendo la parola “hobby” di uso comune il nome non poteva essere registrato. Adolph allora decise di rinunciare al gioco di parole, ma non alla sua passione per l’ornitologia: decise quindi di chiamare il suo gioco col nome scientifico del falco lodaiolo: falco subbuteo.

La prima versione di Subbuteo aveva i calciatori in cartoncino piazzati su delle specie di bottoni appesantiti da una basetta in piombo e veniva venduta senza il campo: nella confezione c’erano i gessetti per tracciare le linee (il manuale consigliava di utilizzare una coperta militare: la guerra era finita da poco e quasi tutti ne avevano almeno una in casa). Contemporaneamente al lancio di Subbuteo, però, William Keeling riprese la produzione di Newfooty a pieno ritmo e i due giochi si trovarono a darsi battaglia a livello commerciale a suon di pubblicità sui giornali e migliorie ai materiali di gioco per rendere il movimento dei giocatori sul campo sempre più simile a quello dei giocatori reali (“tengono la palla al piede!” era uno degli slogan del gioco di Adolph).

Dopo le prime tirature autoprodotte, Adolph iniziò a lavorare alla creazione di associazioni di giocatori per organizzare tornei e favorire la diffusione del calcio da tavolo e, negli anni ’50, trasformò la propria attività in un’azienda vera e propria chiamata Subbuteo Ltd.; Keeling non rimase a guardare, però, e continuò ad apportare migliorie al suo Newfooty. La svolta nello “scontro” fra i due principali produttori di calcio da tavolo arrivò nel 1961, a Natale: da un lato la Newfooty Co. ampliò la produzione e si lanciò in una campagna pubblicitaria televisiva molto costosa, ma di scarsissimo successo; dall’altro, a sorpresa, la Subbuteo Ltd. lanciò sul mercato una nuova linea di miniature in tre dimensioni molto simili a quelle moderne, dettagliate ed estremamente stabili, accompagnate da una contro-campagna pubblicitaria decisamente più efficace di quella dei concorrenti. Le vendite andarono a favore del Subbuteo, più accattivante, più funzionale e decisamente meglio sostenuto a livello comunicativo, e la Newfooty Co. fu costretta a chiudere definitivamente, fra alti e bassi, nel giro di tre anni.

Il principale merito di Adolph è stato quello di perfezionare continuamente il gioco, soprattutto a livello tecnico: la fama internazionale di Subbuteo arriverà in realtà nel 1967, anno d’introduzione dei calciatori heavy weight, dotati di una basetta semicircolare accuratamente pesata in modo da avere il miglior controllo possibile sui giocatori. Il successo delle nuove basette fu così eclatante che la Subbuteo Ltd. venne acquisita dalla Waddingtons, un colosso inglese del giocattolo, che diede un enorme impulso alla diffusione del gioco, che negli anni ’70 e ’80 divenne popolarissimo in molti paesi. Fatta eccezione per alcuni giochi popolari come lo Shangai o il Gioco delle Pulci, Subbuteo diventò il primo gioco dexterity (“di destrezza”, in cui l’abilità principale usata dai giocatori è quella manuale) a diventare un fenomeno di portata internazionale, aprendo di anno in anno la strada ad altri giochi dello stesso genere.

Negli anni successivi la Waddingtons continuò a migliorare i giocatori (la principale miglioria fu costituita dall’introduzione dei calciatori light weight, più leggeri, che potevano essere prodotti in modo industriale in maniera più agevole), ma il periodo d’oro del gioco era ormai concluso. L’avvento dei videogiochi – e dunque anche dei videogiochi di calcio – pose un grosso freno al Subbuteo, tanto che la Waddingtons, subodorando la crisi, cedette il gioco alla Hasbro negli anni ’90. Il gioco iniziò un lento declino, culminato nel 1997 con un crollo delle vendite che i più attribuiscono all’uscita della Playstation e a giochi come FIFA e Actua Soccer. La Hasbro constatò che l’avanzata dei videogame a tema calcistico era inarrestable e nel 2000 il gioco cessò la produzione.

La storia, in realtà, non finisce qui: dopo un paio di tentativi fallimentari di rivitalizzare il marchio la Hasbro ha ceduto alle pressioni dei fan riproponendo la linea classica con basette simili alle light weight, seppur in tirature più limitate. I giocatori di Subbuteo sono ancora tantissimi, sparsi su tutto il globo, e il falco di Peter Adolph dà ancora il nome al calcio da tavolo più famoso al mondo.

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5 thoughts on “50 Giochi che hanno cambiato il gioco: Subbuteo

  1. La cura dei particolari e della componentistica tante volte è la migliore ricetta per il successo di un gioco, non lo si può negare a mio parere.

    1. Gioca sicuramente un ruolo molto importante. Se il gioco rimane in una fascia di prezzo appetibile per il target, sicuramente materiali curati sono un plus che fa la differenza.

      1. Io sono disposto a pagare un po’ di piú per un gioco uguale ad un altro ma maggiormente curato. Per me l’esperienza ludica si sviluppa in diversi fattori, anche quello estetico. 🙂

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